Le collaborazioni e il protocollo
Il modello distrettuale prevede che piccole e medie realtà produttive condividano uno spazio, storicamente determinato e sviluppino meccanismi reticolari che favoriscano la collaborazione.
Negli ultimi sei anni il Distretto ha avviato un processo complesso affinché gli enti che trovano casa al suo interno possano evolvere verso la dimensione di sistema: unità funzionale, costituita da più parti o sottoinsiemi interagenti tra loro, che formano un tutt’uno in cui ogni parte dà il proprio contributo per una finalità comune.
Obiettivo di questo processo è valorizzare le relazioni che ogni ente riesce a mettere in atto e la loro capacità di attivare comunità, costituite anche da beneficiari e volontari, mossi dal comune obiettivo di generare welfare di prossimità. Perché ciò possa avvenire, riuscendo al contempo a valorizzare le differenze degli Enti e a rendere sempre più efficace l’azione comune, è necessario creare un’infrastrutturazione condivisa di conoscenze, strumenti e processi.
Dal 2010 è stato avviato dall’Opera con gli Enti un importante processo di rinnovamento della struttura edilizia e riqualificazione
degli spazi e dei servizi, con l’inserimento di nuovi attori (tra cui, in edifici completamente ristrutturati, Casa Cilla, Pastorale Migranti, Fondazione Operti, Housing Giulia e BAC).
Nel 2017 è stato avviato un primo progetto sperimentale, della durata biennale, al fine di creare l’infrastruttura per realizzare nuove forme di welfare. Tutte le azioni del progetto sono state condotte, in accordo con il Carisma dei Marchesi di Barolo, in una logica di cooperazione tra pubblico e privato, tra civile ed ecclesiale, attraverso lo sviluppo di nuove forme di servizi pubblico/privato, l’introduzione di funzioni di progettazione e coordinamento e l’avvio di un progetto pilota.
È stata delineata, attraverso la co-progettazione, la possibile attivazione di nuovi spazi destinati a servizi complementari a quelli esistenti. Obiettivo di questo percorso è trasformare il Distretto in un Polo di Prossimità Cittadino, animato da un Sistema capace di coordinarsi e progettare insieme servizi sempre più efficaci.
La sperimentazione biennale ha validato e dimostrato tali potenzialità, rendendo evidente che:
- il Distretto Barolo è un luogo carismatico e in trasformazione, grazie anche al grande investimento diretto degli Enti coinvolti
- in termini di capitale umano, risorse e tempo;
- costituisce un aggregatore per la comunità civile, con un crescente numero di volontari ed operatori aderenti alle diverse organizzazioni;
- rappresenta un ecosistema attrattivo per partner locali e nazionali, sia pubblici che privati;
- è modello nazionale di sperimentazione di un approccio di sistema basato su un hub fisico per lo sviluppo di progettualità comunitarie;
- genera giustizia sociale, riuscendo a raggiungere un numero significativo e crescente di beneficiari.
Diventa necessario ora accompagnare questo processo trasformativo perché il Distretto possa maturare come sistema e strutturarsi come Polo di Prossimità Cittadino, divenendo capace di sviluppare servizi ad alto livello di efficacia e divenendo punto di riferimento
per la Città. Perché sia possibile raggiungere questo obiettivo è necessario che il lavoro di infrastrutturazione fin qui compiuto possa tradursi nell’identificazione dei meccanismi di governance e management interni, che possano essere supportati anche attraverso risorse umane, organizzative e strumenti tecnologici.
Parallelamente sarà utile facilitare la convergenza dei diversi attori attraverso la costruzione di un’identità comune, migliorando la comunicazione interna, anche con l’obiettivo di una più chiara comunicazione verso l’esterno. La capacità di agire in maniera sinergica offrirà al sistema la possibilità di sperimentare progettualità complesse, anche in dialogo con le più avanzate indicazioni offerte dall’Unione Europea. L’approccio di sistema così sviluppato potrà essere scalato e replicato.
La complessità e la delicatezza necessaria per intervenire in termini di rigenerazione strutturale e sociale del Distretto Barolo risiedono nella necessità di immettere condizioni di rinnovamento in contesti conservativi, esposti a grandi fatiche quotidiane dalla dimensione volontaristica o emergenziale in cui operano.
Per questo lo sforzo principale sarà quello di creare nuove competenze: capacità di costruire nuove visioni sull’intervento, capacità
di cooperazione, capacità di saper usare nuovi strumenti. Per questo si è scelto di adottare una politica di capacity building coraggiosa che sappia stimolare l’innovazione ad essere volano di sempre più efficaci risposte alle grandi fragilità.
Nel percorso da Distretto a Polo alcuni passi sono stati già compiuti. Altri sono da realizzare nel prossimo triennio (2021 – 2023) per innescare un processo di sviluppo continuo e generativo.
Il primo passo verso un Polo di prossimità cittadino: Protocollo 2020 – 2023
A dicembre 2020 è stato firmato il protocollo 2020-2023 che conferma l’impegno della Città di Torino, della Regione Piemonte, di Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo, insieme con l’UIEPE (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna), a continuare il lavoro comune per sostenere le attività del Distretto Barolo. I legali rappresentanti di ciascuno degli Enti hanno firmato il rinnovo della convenzione, valida ora fino al 31 dicembre 2023.
Il protocollo conferma l’accordo già avviato nel 2017 e si pone l’obiettivo di «dare valore» alle attività che sono ospitate nel Distretto Barolo: 17 enti e associazioni che si muovono sugli assi della missione dell’Opera Barolo. Un ecosistema a servizio della città, per dare risposte concrete ai più vulnerabili.
Ciascuno dei servizi, dall’accoglienza alla cultura, dagli ambulatori alla distribuzione di aiuti ha una sua propria autonomia operativa: ma se si guarda all’insieme delle attività è facile accorgersi come la «somma» sia qualcosa di ben diverso da ciascuno dei fattori. Perché nel suo insieme il Distretto rappresenta un importante polo sociale per la città intera, concentrando in una porzione omogenea di territorio opportunità che è difficile trovare riunite e accessibili.
Il protocollo è stato firmato da: Luciano Marocco (presidente Opera Barolo), Chiara Appendino (Sindaca Città di Torino), Chiara Caucino (Assessore Politiche della Famiglia, dei Bambini e della Casa, Sociale, Pari Opportunità Regione Piemonte), Francesco Profumo (Presidente Fondazione Compagnia di San Paolo), Giovanni Quaglia (Presidente Fondazione CRT), Domenico Arena (Direttore UIEPE).
Il lavoro del Distretto Sociale Barolo è in continuità con l’intuizione dei Marchesi di Barolo che, nel 1821, iniziarono ad ospitare sul loro terreno servizi per le ragazze in difficoltà. Ma c’è anche, oggi la consapevolezza che proprio in un «distretto di servizi» è possibile dare forza a un progetto sociale che sia in grado di servire le fasce deboli della popolazione, in tempi in cui la fragilità – economica, sociale, culturale – è purtroppo sempre più diffusa.
Ancora: l’intesa fra enti e soggetti diversi dichiara una volontà comune di servizio, al di là delle diverse competenze e anche delle impostazioni politiche di chi guida istituzioni elettive; e dimostra, anche qui, come l’intuizione dei Marchesi confermi ancora oggi la sua validità.