Il 17 maggio è stata una giornata storica a Palazzo Falletti di Barolo. Sono venute a trovarci le «Baroline», le ragazze che hanno vissuto a Palazzo fino al 1985, accolte negli appartamenti che, fin dai tempi della Marchesa, erano stati destinati alle «famiglie di operaie» (c’è ancora, vistosa, la targa in cima allo scalone, al piano nobile).


La visita delle Baroline rientra in un progetto, coordinato dal Senior Civico Dario Cimberle, avviato negli ultimi tre anni dall’Opera per ricostruire le attività di uno dei suoi più antichi Istituti. L’Istituto fu aperto nel 1846, ed ebbe come prima sede l’edificio di via Corte d’Appello 22, per poi trasferirsi alla fine del XIX secolo nelle sale di Palazzo Barolo. Il Regolamento dell’Istituto prevedeva che le ospiti, ragazze povere di età compresa tra i 14 e i 18 anni, fossero accolte e ricevessero un’educazione professionale di avviamento al lavoro sotto la direzione delle suore di San Giuseppe.


Le ragazze erano suddivise in tre “famiglie” di 12 componenti ciascuna, sorvegliate da una Direttrice-Madre. Le ragazze facevano vita comune e, durante il giorno, erano avviate a praticantato presso botteghe esterne appositamente selezionate. Scopo principale della vita all’interno dell’Istituto era dunque quello di creare delle operaie qualificate, alle quali erano forniti nel contempo dei solidi elementi di economia domestica. L’Istituto ricoverò centinaia di ragazze, prima di cessare definitivamente le proprie attività nel 1990.


La ricerca si è dapprima soffermata a ricostruirne la storia, i regolamenti e la struttura dell’Istituto grazie alla ricca documentazione conservata nell’Archivio Storico dell’Opera Pia Barolo. Nello stesso tempo è stato possibile rintracciare alcune ex-ricoverate (comunemente chiamate “baroline”) a cui è stato sottoposto un questionario per approfondire alcuni aspetti della loro vita quotidiana all’interno dell’Istituto. Nel giro di pochi mesi si è avviato un effetto domino che ci ha permesso di intervistarne oltre 45.

Il 17 maggio 18 ex-baroline sono ritornate a Palazzo Barolo, per rincontrarsi e rivedersi i luoghi della loro fanciullezza. Baroline e baroline acquisite, ossia figlie di ex-ricoverate, hanno così raccontato in prima persona i loro ricordi degli anni passati nell’Istituto, così da ricostruire la vita dell’istituto tra il 1928 e il 1985. Inoltre, grazie alle loro memorie, è stato possibile l’impiego e le attività di ciascun ambiente: dalla sala gialla, usata come cappella, alla camera da letto di Giulia, il refettorio, le cucine, le sale di lavoro e i dormitori, oggi sale d’archivio e uffici amministrativi dell’Opera Barolo.


Una giornata intensa e ricca di emozioni, un grande regalo per l’Opera Barolo, che ha potuto approfondire le proprie ricerche, arricchendole con memorie e testimonianze dirette che solo in minima parte si conservano nella documentazione dell’archivio storico. Ma non solo. Grazie ai racconti delle Baroline è stato possibile comprendere il grande progetto educativo della marchesa Giulia, e scoprire con quanta modernità e lungimiranza avesse pensato a un Istituto che attraverso la formazione e l’insegnamento professionale potesse migliorare la vita e creare un futuro a ragazze provenienti contesti sociali difficili.