L’accordo, sottoscritto da Opera Barolo, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e UIEPE, impegna i firmatari, nel corso del triennio 2024-2026, a sostenere e a contribuire alla crescita dell’offerta di servizi assistenziali, sociali, educativi e culturali del Distretto Barolo.
Rinnovato il protocollo d’intesa che impegna Opera Barolo, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e UIEPE (Ufficio interdistrettuale esecuzione penale esterna) a proseguire, per un altro triennio (fino al 31 dicembre 2026), il lavoro comune svolto a sostegno delle attività di welfare territoriale ospitate negli edifici e negli altri spazi che costituiscono il Distretto sociale Barolo: un ecosistema di servizi assistenziali, sociali, educativi e anche culturali al servizio della città, con l’obiettivo primario di dare risposte concrete alle persone più vulnerabili e che, lo scorso anno, ha celebrato il Bicentenario dalla nascita del suo primo nucleo, il Rifugio per le donne “pericolanti”, istituito per volontà della marchesa Giulia di Barolo.
Dal punto di vista operativo, ognuno degli enti che hanno sede nel Distretto Barolo è autonomo nell’organizzarsi per garantire a centinaia di persone, quotidianamente, servizi che vanno dall’accoglienza, all’assistenza sanitaria, alla formazione, alla distribuzione di aiuti alimentari e beni di prima necessità e altro ancora. Ma, se visto nel suo complesso, l’operato delle diverse realtà produce e assicura un valore maggiore della semplice somma aritmetica del lavoro svolto da ciascuna di esse. Questo perché nel Distretto sociale Barolo, in un’unica porzione omogenea di territorio, si concentrano tante opportunità e offerte di servizi che è difficile trovare riunite e accessibili da altre parti e che, di fatto, lo rendono un “polo sociale” importante per tutta la città.
Con la sottoscrizione del protocollo, l’Opera Barolo si impegna a destinare stabilmente e gratuitamente, tramite lo strumento del comodato d’uso o altre forme, il complesso immobiliare del Distretto. Gli altri firmatari, ognuno in base alle proprie competenze, concordano di collaborare con l’Opera Barolo nel sostegno progettuale del Distretto sociale, allo scopo di valorizzarne il ruolo nel sistema di welfare cittadino e di seguirne l’evoluzione e la capacità di adattarsi al mutare dei bisogni emergenti.
Inoltre, in relazione ai progetti presentati dall’Opera Barolo, le fondazioni di origine bancaria firmatarie dell’accordo e le istituzioni potranno collaborare allo sviluppo definendo la tipologia di contributo da mettere a disposizione, valutando altresì l’opportunità di erogare risorse destinate all’adeguamento strutturale e allo sviluppo di nuovi servizi integrati.
E ancora, attraverso il lavoro del tavolo istituzionale istituito nel 2017, concordano di proseguire nell’individuazione dei bisogni della città e nella definizione, con l’Opera Barolo, delle migliori modalità di impiego delle risorse destinate al Distretto sociale e nello sviluppo di progetti.
Tra gli altri impegni assunti dai firmatari dell’intesa, quello di creare sinergie ed elaborare un modello di intervento che possa essere esportabile in altre realtà territoriali, coerente con le politiche abitative e di coesione sociale definite dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino, comprese, nell’ambito del welfare culturale, le iniziative di divulgazione e sensibilizzazione artistica.
Il Distretto sociale Barolo – come detto, cresciuto nel tempo intorno al primo nucleo, l’istituto del Rifugio nato 1823 per volontà della marchesa Giulia di Barolo e destinato a ospitare e offrire assistenza alle “pericolanti” (cioè quelle ragazze che per le disgrazie della vita erano obbligate al crimine e alla prostituzione per sopravvivere e quelle donne che scontata la pena lasciavano il carcere per tornare libere in una società dove da ex detenute e senza alcun aiuto, reinserirsi per vivere una vita onesta e dignitosa risultava un’impresa ardua, se non impossibile) – si presenta oggi come una vera e propria “cittadella della solidarietà” che occupa 19mila metri quadrati tra le via Cigna e Cottolengo, in cui operano 17 enti assistenziali e oltre 500 operatori e volontari i quali, ogni anno, garantiscono servizi fondamentali, diurni o residenziali, a donne in difficoltà, giovani fragili, detenuti, migranti e persone che vivono in condizione di marginalità.