La settimana scorsa il ministero della Cultura ha concluso, al termine di una lunga ed elaborata trattativa, un’eccezionale acquisizione a favore della collezione permanente dei Musei Reali. Per una cifra che ancora non è stata comunicata è arrivata così a Torino nei giorni scorsi quella che è stata già soprannominata «L’altra metà del Concerto», una preziosa tela del ‘600 considerata dispersa da secoli e scovata quasi per caso nel 2022. Si tratta del frammento mancante del «Suonatore di tiorba», dipinto nel 1610 da Antiveduto Gramatica per la Galleria dei principi Borghese di Roma, oggi una delle opere simbolo della Galleria Sabauda. Si ricompone così, dopo secoli di separazione forzata, il capolavoro del pittore caravaggesco tra i più apprezzati del museo, diviso salomonicamente in due già quattrocento anni fa (probabilmente per raddoppiarne il valore). Ma c’è di più, perché stiamo parlando di un successo tutto cittadino, considerando che a portare a buon termine la trattativa sono stati i galleristi torinesi Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro. Il fermento è palpabile. L’opera ritrovata è un’eccezionale scoperta di Gianni Papi, specialista del pittore, autore del Seicento fortemente caravaggesco. Ad averne dato notizia, un anno fa, sono stati proprio i due titolari della «Galleria Caretto & Occhinegro» di Torino. A loro il merito di aver rilevato l’opera, ritrovata in una collezione greca, presentandola per la prima volta in assoluto al pubblico nel giugno 2022 alla fiera d’arte di Maastricht. E, soprattutto, di aver predisposto una corsia preferenziale al museo torinese. Come spesso capita in questi casi, la richiesta economica viaggia su «trattative riservate». Secondo alcuni collezionisti ben informati, a 700 mila euro. «Una leggenda metropolitana – precisa oggi Massimiliano Caretto –; si tratta di una cifra assolutamente gonfiata». L’opera ritrovata, che rappresenta «La Musica», ritrae altre due figure: il suonatore di flauto e la cantante al claviorgano. Le due metà combaciano perfettamente. L’insieme è straordinario. I due galleristi ci tengono a ribadirlo: «Alla vendita abbiamo abbinato una consulenza professionale importante e non facile, conclusasi nei giorni scorsi in maniera definitiva». Un risultato museologico di grande prestigio, che fissa l’interesse dell’istituzione torinese verso il collezionismo sabaudo sulla pittura del ‘600. Tutti i dettagli dell’operazione verranno specificati nel corso di una conferenza stampa il prossimo 28 febbraio, quando le due opere, per la prima volta dopo quattro secoli, verranno ammirate insieme, una a fianco all’altra, fino al 5 marzo. Successivamente, a quanto si apprende, avranno il posto d’onore in una mostra sulla collezione Falletti di Barolo, un insieme di 45 tele appartenute ai marchesi santi sociali, confluite a metà ‘800 nelle collezioni della Galleria Sabauda per donazione. Tra queste, proprio il «Suonatore di tiorba». Che, per inciso, proprio per la sua bellezza esecutiva, a lungo è stato attribuito a Caravaggio.
Crediti – La Stampa – mercoledì 22 febbraio 2023 – Articolo di Andrea Parodi