Pubblicato in versione graficamente rinnovata, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, il volume “Memorie sulle carceri” della marchesa Giulia di Barolo è ora nuovamente disponibile nel bookshop di Palazzo Barolo.
Nel libro, che raccoglie una serie di riflessioni scritte tra il 1823 e il 1825, sono descritte le terribili condizioni delle carceri dell’allora capitale del Regno di Sardegna e quelle altrettanto disumane delle detenute che vi erano rinchiuse. La marchesa Giulia ha scritto anche dei miglioramenti di carattere materiale (ambienti più sani, vestiti decenti, assistenza medica) e morale (scuola e lavora) da apportare per consentire a quelle donne di ricevere un trattamento dignitoso e offrire loro la speranza, una volta scontata la pena, di vivere onestamente, fuori dal ghetto dell’illegalità e della marginalità.
“Memorie sulle carceri” è il racconto di un’esperienza vissuta in un luogo – come evidenzia nella prefazione al libro il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino e presidente dell’Opera Barolo – dove la fragilità umana non si incontra soltanto nella forma delle necessità immediate ed evidenti, ma anche nel bisogno di un senso da dare all’esistenza (…). Tutti abbiamo bisogno della cura degli altri per vivere e siamo tutti capaci di offrire un po’ di cura per sostenere i nostri fratelli più fragili. Se ne rese ben conto la marchesa Giulia quando ebbe il coraggio di uscire dal suo maestoso palazzo per entrare nel buio del carcere, portando la luce del Vangelo”.
Tra le riflessioni della marchesa Giulia, ve ne è anche qualcuna che potremmo definire di forte attualità. “Ah, che mai l’orrore del crimine faccia trattare con disprezzo il criminale! Finché gli resta un istante per il pentimento, il suo destino può ancora essere così bello!”, scriveva nelle “Memorie”. Un pensiero che sembra un’eco dell’articolo 27 della nostra Costituzione “(…) Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”